Filosofia che vive

Caro Giacomo, ti scrivo

Carissimo Giacomo,

ti scrivo seduta al tavolo di un ristorantino in riva al mare mentre ceno. Sola.

Di fronte a me avrebbe dovuto esserci mia sorella ma l’ansia che l’attanaglia da questo pomeriggio le ha impedito di uscire. Avrebbe dovuto essere la nostra ultima “serata” prima della partenza di domani. Un modo per terminare in gran stile il nostro soggiorno in terra marchigiana.

Mia sorella deve aver preso troppo sole nel corso di questo pomeriggio. Insolazione che nel contesto attuale post-pandemia Covid-19 le comporta eccessive paranoie in quanto l’aumento di temperatura corporea è indicata come uno dei principali sintomi del virus. 

In camera non ho voluto insistere oltre e mi sono lasciata cadere sul letto, pesante. La stanchezza emotiva di chi ormai da una ventina di giorni cerca di alleviare le preoccupazioni irrazionali della persona che ha accanto.

«Mi dispiace lasciarti andare a cena da sola…», mi ha sussurrato con grande rammarico.

«Non voglio forzarti, se non te la senti», le ho risposto da sdraiata, «E chissà, magari non sarò sola. Un bel uomo potrebbe avvicinarsi al tavolo apparecchiato per due, domandarmi se attendo qualcuno e offrirsi di rimanere: “Posso farle compagnia, signorina?”».

«Succede solo nei film…»

«Certo». Ho chiuso la conversazione e sono andata a vestirmi.

Arrivata al ristorante mi sono sentita quasi in dovere di dare spiegazioni al giovane cameriere che aveva registrato la prenotazione per due. Mi sono limitata a dire: «Mia sorella non si è sentita bene, sono sola e preferirei un tavolo appartato».

Già immaginavo le conclusioni che prendevano velocemente forma nel suo pensiero: “un uomo le ha dato buca”; “ha litigato con il suo ragazzo due minuti prima di uscire”. Anche gli sguardi dei clienti si sono fatti curiosi notando che, invece di avvicinarmi al tavolo apparecchiato per due indicatomi dal cameriere, optavo per un tavolino in terrazza ancora spoglio.

Mi sono accomodata. Ho atteso che venissero ad apparecchiare. Un solo coperto: un bicchiere, una forchetta, un coltello, un tovagliolo, un menù.

Mi è già capitato di pranzare sola in qualche brasserie parigina con un toast, un’insalatona o con un secondo piatto. Ma mai la sera in un ristorante elegante sul mare dove tutti sono o in coppia o con la propria famiglia.

Pazienza, mi ci dovrò abituare. Perché se è vero che l’amore può arrivare in qualsiasi momento, è anche vero che non è dato a tutti. Innamorarsi ed essere contraccambiati è un dono non prevedibile, non controllabile, non ordinabile su Amazon e neppure sui siti di incontri. 

Ordino un calice di Maceratino e un’orata alla griglia accompagnata da un’insalata mista. Nell’attesa, prendo carta e penna e getto uno sguardo al mare buio.

Ed è allora che arrivi tu. Il giovane favoloso che attendevo.

[A seguire… http://www.eleonorafilippi.com/filosofia-che-vive/stare-senza-niente-fare/]

© Eleonora Filippi

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