Filosofia che vive,  I miei racconti

Ciao, ciao Parigi !

Da qualche tempo lamento la mia vita parigina. Lo stress e la fatica tracciano i loro segni sul mio corpo trentenne. Piccoli problemi di salute si susseguono preoccupando lo spirito di nuovi pensieri ipocondriaci. A giugno era stata la gamba destra e la schiena a costringermi a fermarmi; ora è l’intestino che manifesta il suo sentirsi messo da parte con pancia gonfia e crisi emorroidaria. Il messaggio è chiaro: devo rallentare il ritmo e prendermi cura di me.

Tutto ciò che sogno è un monolocale in riva al mare dove ritrovarmi e scrivere. 

Questo sentire si manifesta anche nel bisogno di poter finalmente godere di uno spazio che sia esclusivamente mio, tale da poter affettuosamente esclamare “Casa dolce casa”, rientrandovi tardi la sera. La ricerca di una stabilità locativa si accompagna a l’esigenza di raggiungere una certa stabilità economica. 

Il vortice parigino non mi entusiasma più, sono cieca alla bellezza della città, al punto da chiedermi se Parigi sia mai stata bella. Concludo dicendomi che è sublime la notte, grigio monocorde il giorno. Nell’aria aleggia una stanchezza emotiva collettiva: l’agonia di una metropoli in decadenza. 

Racconto al medico del mio malessere intestinale. Mi risponde incitandomi a fare attenzione all’alimentazione dal momento che una delle principali cause delle emorroidi è la costipazione. Nonostante abbia già di per sé una dieta piuttosto sana e equilibrata (bevo assai raramente), smetto/ sospendo totalmente il consumo di alcool, le spezie, il cioccolato, il the, gli alimenti grassi. L’unico peccato di piacere che continuo a concedermi è il caffè (eliminarlo del tutto è impresa quasi impossibile per un’italiana all’estero che adora la sua moka bialetti!). Tuttavia mi impegno a limitare la sua consumazione a due per giorno.

Eppure il problema persiste. Sono convinta che non sia tanto l’alimentazione a dover essere tenuta sotto controllo, quanto piuttosto lo stile di vita che a quanto pare non è più adatto al mio corpo. 

Arrivata a Parigi tre anni fa, potevo mangiare tutto senza alcuna preoccupazione. Ero giovane, naïve, sognatrice, adoravo la città e mi ci vedevo vivere a lungo. Da quel luglio 2018 ho traslocato undici volte, ricadendo sempre in soluzioni di affitto “in nero”, ospite “pagante” a casa di qualcuno per qualche settimana, tre mesi, un anno. In parallelo mi accontentavo di passare da un lavoretto all’altro (cameriera, venditrice, baby-sitter, traduttrice…), storia di mantenermi e ritrovare nel lavoro quella fiducia in me stessa che non ho mai avuto. 

Oggi sono una giovane donna consapevole del proprio valore. Le mie aspirazioni e esigenze non sono più le stesse e forzarmi di rimanere in un ambiente diventatomi ostile, non serve a nulla. Conviene seguire la corrente piuttosto che nuotare contro. 

A fine ottobre prenoto così un’andata/ritorno Parigi – Cannes. Poi ci ripenso: il mio contratto termina il 1 novembre, non ho più nulla che mi trattenga nella capitale, né tantomeno qualcuno. Tanto vale cogliere il momento e seguire l’intuizione del cuore che mi invita a fare pace con il Bel Paese. 

Durante questi anni trascorsi all’estero, mi sono donata a Parigi totalmente, e “je ne regrette rien”, come canta Edith Piaf. Aperta a tutto ciò che la vita avrebbe potuto portarmi, non mi sono data alcun limite, né di tempo (quanti mesi sarei rimasta ?) né di esperienze. Gioivo degli incontri inaspettati con perfetti sconosciuti che mi potevano capitare sul bus, al parco, al ristorante. Ringraziavo per le piccole soddisfazioni che nutrivano di gratitudine il mio umile lavoro di cameriera.

Tuttavia, con la maturità del senno di poi, mi rendo conto che, benché affermassi di essere aperta alla vita, non lo ero al 100%. Tanto aprivo portoni a Parigi, tanto chiudevo porte all’Italia. Nel mio immaginario vissuto, l’Italia prendeva i volti dei miei famigliari, si definiva per ricordi di un passato doloroso, si colorava dei colori tetri della mia sofferenza. L’Italia incarnava tutto ciò che volevo dimenticare per ricominciare altrove. Solo che, dopo tre anni e mezzo di esistenza parigina non posso più continuare a fuggire. Parigi è stata una parentesi di vita essenziale per la mia crescita personale, e probabilmente deve rimanere tale. 

Eccomi rientrare a Verona, per riposarmi nelle terra che mi ha dato i natali, per offrirmi una possibilità di stare bene nel mio paese, per riconciliarmi con tutto ciò che è stato prima del 2018. Poi si vedrà. 

Parigi, Cannes, Verona, Milano, altrove … tutti diviene di nuovo possibile una volta che si è fatto pace con il proprio paese. 

©Eleonora Filippi

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